Città dormitorio

“Metropolitana, lavoro, sonno”, questa celebre espressione riassume sinteticamente la routine quotidiana di molti individui moderni, immersi in un ciclo di lavoro monotono e di ripetizione costante. Questa routine, spesso vissuta come alienante, può essere paragonata a una canzone monotona cantata dagli "zombie sapiens", esseri umani che sembrano quasi robotici nell'obbedienza ai propri obblighi professionali e sociali.

Il "metro" rappresenta il primo atto di questa trilogia quotidiana, dove ogni giorno milioni di persone affollano i centri urbani per recarsi al lavoro. Metropolitane affollate e treni di pendolari diventano maree umane dove tutti si confondono nella folla, lasciandosi trasportare dal flusso incessante della vita cittadina.

Il “lavoro” è il cuore di questa canzone, dove gli individui trascorrono maggiormente della loro giornata svolgendo compiti che sono spesso di routine e hanno poco significato personale. Tra riunioni interminabili, pile di scartoffie e orari serrati, la creatività e la spontaneità sembrano spesso soffocate dai vincoli del mondo professionale.

Infine, l'ora di andare a dormire conclude questa sinfonia quotidiana, in cui le persone tornano a casa esauste dopo una giornata di lavoro riposare brevemente prima di ricominciare il ciclo. Il sonno diventa un rifugio temporaneo, una breve tregua prima dell'inizio di un nuovo giorno dalla stessa melodia.

Tuttavia, dietro questa routine apparentemente infinita, si nasconde spesso un profondo desiderio di libertà e di significato, una aspirazione a trovare un equilibrio tra le esigenze della vita moderna e i bisogni dell’anima. Trovare l’armonia tra esigenze lavorative e aspirazioni personali può trasformare questa canzone monotona in una sinfonia di vita piena di significato e realizzazione.